Educare al pensiero
Educare al pensiero significa insegnare a mettere ordine nelle situazioni della realtà e nelle idee, avere idee precise e chiare e attenersi ai fatti servendosi della razionalità.
Pensiero viene dal latino pensare = pesare con cura, ponderare, giudicare, valutare con attenzione. Il pensiero non è solo la conoscenza di qualcosa, ma implica anche il giudizio e il suo inserimento in uno schema mentale organizzato.
Nell’età evolutiva le conoscenze si formano in modo graduale: prima sono esperienze concrete, poi diventano semi-concrete come le immagini figurate, poi diventano immagini mentali e solo alla fine idee astratte. Per capire che cosa è un tavolo un bambino piccolo lo deve toccare, vedere; in una fase successiva lo può comprendere tramite una figura disegnata; poi sarà capace di rappresentarsi l’immagine mentale del tavolo e solo alla fine alla parola tavolo corrisponde l’idea e il concetto senza più bisogno di immagini.
Queste conoscenze in ogni fase vengono a loro volta ordinate tra di loro e costituiscono un insieme organico. Per mettere in ordine le idee, il bambino si serve di una capacità operativa, cioè della capacità di fare delle operazioni mentali con i contenuti che ha appreso.
Comincerà a confrontare due cose per capire se sono diverse o uguali. Con l’aiuto dei genitori può confrontare gli oggetti di una stanza e vedere se sono diversi o uguali nella forma, nel colore, nella grandezza, altezza, lunghezza, quantità, qualità della materia, tipo di suono ecc.
Poi passerà ad associare, cioè a mettere insieme i contenuti che si assomigliano. Riferito agli oggetti di una stanza o alla natura, significa mettere insieme le cose uguali in un gruppo in riferimento al colore o alla forma o alla grandezza, all’altezza, alla quantità, al materiale: da una parte le cose gialle e da un’altra le rosse, oppure da una parte gli oggetti con la forma rotonda e da un’altra quelli con la forma quadrata ecc. Impara così anche a classificarli.
Poi può iniziare a seriare, a mettere cioè le cose in fila dal maggiore al minore e viceversa e questo sempre riguardo la grandezza: dal più grande al più piccolo, all’altezza: dal più alto al più basso, alla quantità, alla pesantezza, alla resistenza del materiale ecc.
Queste operazioni si possono fare prima con gli oggetti concreti, poi con immagini figurate che riproducono quell’oggetto, poi con le parole.
Poi inizia la fase della rappresentatività, cioè della capacità di riprodurre l’oggetto in una immagine figurata in relazione ad altre immagini, secondo un ordine logico relativo alla distanza, alla profondità, alla grandezza. Poi l’oggetto può essere rappresentato con un’immagine mentale e messo in relazione con altre immagini mentali secondo collegamenti logici.
Alla fine può compiere l’operazione della reversibilità che è la capacità, una volta che è stato fatta una azione che ha determinato una modificazione di una materia, di saper ritornare indietro al punto di partenza e cogliere la conservazione della materia o della quantità.
Poi dovrà trovare il modo di dare il giusto posto alle nuove idee. Ogni persona ha una sua strategia; è importante in questa fase aiutare bambino a trovare la sua e a rispettarla. Per esempio il concetto di tavolo può essere messo tra le cose che rappresentano la cucina, o nell’insieme degli oggetti di legno, o tra le cose che hanno quattro gambe.
Questa capacità di collegare i concetti e quindi di operare, permette di assimilare, cioè di ricordare il posto mentale dove è stato collocato il nuovo dato e quindi di poterlo ritrovare con facilità.
Tutto questo lavoro di collegamento alla fine formerà una struttura operativa mentale, cioè una organizzazione di idee, dotata di schemi e di metodi di elaborazione e ordinata in modo chiaro e sistematico. La persona che l’ha raggiunta sarà quindi capace di organizzare e di dare ordine anche agli elementi nuovi od esterni della realtà.
Quindi far capire una cosa un bambino non significa spiegare una cosa e aspettare che la sappia ripetere. Far capire significa attivare il meccanismo delle operazioni mentali con i suoi passaggi; passaggi e stadi mentali (vd. Piaget). Usando queste modalità alla fine il bambino non avrà imparato solo una parola o un concetto, ma avrà acquisito un metodo, un modo di comprendere.
Educare al pensiero significa aiutare il bambino ad acquisire un modo di pensare.
Ogni pensiero si attiva sempre in presenza di un’emozione; senza emozione il pensiero è sterile e vuoto. Un pensiero senza emozione è un corpo senz’anima.
Dr.ssa Maria Grazia Vallorani
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