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Educare alla spiritualità
Postato ilEducare i figli alla fede.
Perché educare i figli alla fede?
È un dovere, perché è un diritto del bambino. Nel bambino c’è l’anima. E l’anima ha bisogno di essere nutrita da Dio.
Come si fa?
La fede si passa e si trasmette. Non tanto con il dire e con il fare. Ma ancor più con l’essere. Il bambino sente se tu, genitore, hai Dio. Se tu lo ami nella profondità di te stesso. Se invece Dio è presente solo nella tua mente e non nel tuo cuore, allora non passa, e lui non lo sente più di tanto. E Dio sarà presente, anche in lui, solo nella mente.
Ma come faccio a capire se è passato?
Basta vedere i risultati. Ecco, per capire quello che per te conta, per capire a che posto è Dio nella tua vita, metti a fuoco quello che ti appassiona di più. Quello che ti fa brillare gli occhi, quello che ti fa uscire la gioia da tutti i pori, quello che ti emoziona e ti sconvolge, ti prende, ti porta. Ecco, se tuo figlio vede che quando vai alla partita della squadra del cuore, ti prepari prima del tempo, ne parli con gli occhi pieni, canti, gridi, esulti, danzi per la gioia e ti arrabbi se qualcuno ne parla male, allora capisce che quella cosa conta tantissimo ed è al primo posto. Se poi vede che quando vai a messa, non sei attento, non vedi l’ora che finisce, parli di altro e il tuo viso non esprime emozione e gioia, allora capisce che Dio e la messa non sono importanti e anche lui le metterà al 20º posto, dopo la cioccolata e dopo il pallone.
Come faccio allora?
Se vuoi vivere Dio, vivere in profondità, lo devi conoscere, lo devi sperimentare in una comunità, in un cammino di fede. Ecco allora la catechesi dei genitori, un gruppo che, insieme al sacerdote e un consacrato, cerca Dio, con il Vangelo. Con il metodo del catechismo degli adulti. ( vedi art.: La catechesi degli adulti). Per educare prima di tutto se stessi alla vita buona del Vangelo, e poi farlo anche con i propri figli. Un gruppo di genitori dei bambini di tutte le età. Quindi una formazione dei genitori dalla nascita all’adolescenza. Per evitare che siano seguiti solo i genitori della comunione e della cresima.
Ma non ci pensano i catechisti?
I genitori sono i primi catechisti. Loro sono vicini a Dio per il bambino. Sono il riferimento, la radice, la base per un bambino. Se non lo passano loro, gli altri ci mettono solo una toppa, attaccano solo qualcosa, che alla prima occasione si stacca subito. I catechisti riescono a insegnare ai bambini, se i genitori lo hanno fatto prima loro, se il genitore veramente sostiene il loro lavoro. Se il genitore è principalmente preoccupato del sacramento come festa, se lo vive come un dovere, una regola, un uso, un consumo, un evento sociale, allora sarà così anche per il bambino. Sarà concentrato sulla festa, sui regali, sulle amicizie. Subirà la catechista, così come la subisce il genitore. Obbedirà alla catechista, così come ubbidisce il genitore. Quel sacramento sarà sempre una festa e finirà quando è finita la festa, quando le luci si sono spente e regali sono stati ricevuti. Dio non entra, Dio non passa, Dio non resta, Dio non basta.
Come la insegno?
Prima bisogna spiegargli chi è Dio. E’ Quello che è venuto prima di tutti, e di tutto. Quello che ha fatto tutto. Anche il suo papà è la sua mamma. È il Papà dei papà e delle mamme. È il Papà del cielo e della terra. È il Papà di tutte le cose. Per questo bisogna pregare.
Pregare che significa?
Significa parlare con Dio, il Papà di tutto. Lui ci vuole bene, ci ama, per questo ci ha fatti. Ci pensa sempre, e aspetta che anche noi lo pensiamo e gli parliamo. Pregare significa parlare con Dio, far parlare il nostro cuore con lui. Aprirgli il cuore, farlo entrare nel cuore. Parlare e poi ascoltare, come si fa con una persona che ci vuole bene. Lasciare un momento, uno spazio per lasciar rispondere Dio. Mettersi in ascolto significa lasciare aperto il cuore a qualcosa che noi non conosciamo non sappiamo, significa accogliere qualcosa di inaspettato, di divino.
- Al mattino salutare Dio. Una piccola preghiera, il primo pensiero a Lui. Con il segno della croce e parole proprie, personali, una piccola frase, scelta dal bambino, con il bambino.
- Alla sera, raccontare a Dio la propria giornata. Come si fa con una persona cara. Dirgli i timori, la fatica, le pene, aprirgli il cuore. Ringraziando per la vita e per il suo amore. Chiedere perdono per qualche colpa. Fare parlare il bambino con le sue parole. Anche se è molto piccolo, anche se ne dice solo poche. Le prime parole rivolte a Dio Padre, sono stupende. Lasciamo che sia il bambino a sceglierle. Non impostiamo, imponiamo le nostre parole. Insegniamo ai bambini a parlare con il loro cuore, in modo vero, sincero, spontaneo. Perché il rapporto sia vero, fin dall’inizio.
- A messa. Spiegare ai bambini prima di entrare, chi c’è in chiesa. È il Papà del cielo e della terra che lo aspetta. Che lo vuole incontrare. Che gli vuole parlare. E lui va lì per ascoltarlo. Insegnargli a rispettare Dio, a stare fermo, attento, composto il più possibile. Così come facciamo quando andiamo in una riunione importantissima, in cui non si può fare quello che si vuole, non si può giocare, non si può correre, non si può gridare. Diamogli lo spazio del banco, con degli oggetti di tipo religioso. Non giochi, sennò pensa che quella cosa non lo riguarda, non c’entra con la sua vita, è un gioco e così rimarrà sempre impresso in lui. Dobbiamo essere autorevoli perché quello è un incontro importantissimo, centrale per noi e per lui.
Fondamentali sono i segnali, i simboli, gli oggetti concreti, le immagini concrete per i bambini. Oggetti concreti sono il segno di quello che conta.
- Nella casa. È fondamentale avere al centro della casa, cucina o sala, un piccolo leggio con un libro della Bibbia sempre aperto. Se le persone lo considerano, si avvicinano, lo guardano, lo cercano, lo aprono, significa che è importante. Significa che fa parte della famiglia e verrà amato come la famiglia. La rappresenterà.
- Nella sua camera. Un piccolo altarino sul suo comodino, vicino a lui. Con oggetti scelti da lui: esempio: Gesù bambino e/o una madonna, un crocifisso, Gesù risorto, il Padre, lo Spirito Santo o un santo o un angelo custode. Da piccolo lo farà la mamma e il papà, poi sarà lui che organizza, lo sistema. Rappresenta quello che conta, quello che lo sostiene, quello che lo protegge. Si sente guardato, amato, considerato, accompagnato, non si sente solo.
- Un vangelo per lui. Anche se è piccolo. È la parola di Dio. È quello che il Figlio di Dio, Gesù, dice anche a lui. Un vangelo illustrato se è molto piccolo. Ogni volta sceglierlo con lui. Per lui solo.
- Libri e immagini dei santi. Racconti illustrati della vita dei santi. I santi sono un modello importante concreto. Leggere la storia della loro vita. La loro vita è piena di Dio. E Dio passa.
- Un rosario per lui. Per lui solo. Anche se è piccolo. Dirgli che quello è la corona della Mamma delle mamme.
- Recitare il rosario con tutta la famiglia, una volta alla settimana, quando possibile.
- Andare a trovare Gesù in chiesa, fare una visita eucaristica.
- Dargli l’esempio nell’aprirsi agli altri. Aiutare gli altri concretamente. Insegnare anche a lui a guardare, ad aiutare chi ha bisogno, sostenerlo in questo. Perché Dio è anche nel fratello che soffre. Prendersi cura di chi soffre, significa prendersi cura di Gesù. E Gesù si prenderà cura di lui.
In gravidanza
Il bambino è nell’inconscio, quindi sente tutto ciò che passa dall’inconscio dei genitori, dalla loro pancia fisica e psichica.
- Sente se lo pensano, se lo amano.
- Sente se è vissuto come dono del padre del cielo e come tale accolto.
- Sente se è messo sotto la protezione del Padre e della Madonna, la Madre delle madri.
- Sente se la madre ha accolto in sé Dio, e glielo passa.
- Sente i suoni, quindi può sentire anche le musiche di lode a Dio, il canto della sua mamma a Dio.
- Sente se il dolore, la fatica, la paura è messa nelle mani di Dio, e sente la consolazione che ne deriva e la grazia.
Neonato 0 – 1
Il bambino è ancora nell’inconscio. La sua mente vive ancora nella pancia della madre, fino alla fine del primo anno di vita.
- Sente l’effetto dello Spirito Santo, che, attraverso il battesimo, lo salva, lo santifica e lo consacra e lo fa diventare figlio di Dio. Partecipa da subito al Regno di Dio, e diventa un piccolo angelo al suo cospetto.
- Sente se è affidato a Dio. Se è presentato a Dio. Se è riconosciuto come figlio di Dio. Come Gesù, quando i genitori lo hanno portato al Tempio e consacrato a Dio.
- Sente se nel suo rapporto intimo, totale, primario, originario con la madre è presente Dio, che santifica il rapporto di donazione.
- Sente se è proprietà esclusiva della mente della madre e del padre, o è il figlio di Dio e affidato alle loro cure e alla loro custodia, come Gesù.
- Partecipa alla preghiera che la madre fa, al suo posto, a Dio padre.
- Percepisce le luci, i suoni, il tono della voce, gli odori, i profumi, l’emozione della madre quando prega vicino a lui o in Chiesa.
Bambino 2 -5
l‘Io si è formato e il bambino comincia ad apprendere. È fondamentale parlargli di Dio per farglielo conoscere da subito, perché è il Padre originario che lo ha creato. Il bambino comprende ciò che è in relazione allesue esperienze concrete e affettive. Ciò che è simile al suo mondo.
- Dio è il Papà di tutti.Il Papà Grande. Quello che ha fatto il tuo papà e la tua mamma. Quello che ha fatto te. Quello che ha fatto tutto il mondo. Quello con le braccia aperte come il mondo.
- Il Papà che ti vuole un bene grande come tutto il mondo, come il cielo e le stelle. Che ti pensa sempre. Non ti lascia mai. Sta sempre vicino a te e ascolta tutto quello che dici. Ti protegge e ti aiuta.
- La Madonna è la Mamma delle mamme. Abbraccia tutte le mamme e i loro bambini.
Per i bambini contano le cose concrete.
- L’immagine riesce ad arrivare all’inconscio in modo diretto, immediato ed efficace. Quindi quello che si dice viene più facilmente appreso se è presentato con un disegno, o un’immagine colorata, chiara e significativa che collega, spiega e racconta. Dio Padre = Papà grande che abbraccia tutto il mondo con dentro le foto dei suoi genitori, dei suoi fratelli, dei suoi nonni e delle persone e delle cose a lui più care, da mettere in un cartellone attaccato al muro della sua camera. L’immagine della Madonna che abbraccia la sua mamma con lui in braccio e anche altre mamme. Immagini prese dai giornali, dai libri, da Internet, colorate, animate. Anche video o cartoni con contenuti religiosi.
- Album. Si possono fare anche degli album dove attaccare le immagini mano a mano che vengono capite.
- Oggetti. Gli oggetti ancora di più sono importanti, perché rappresentano i simboli. Possiamo scegliere insieme a lui un bambino Gesù. Un bambino Gesù, piccolo come lui, debole come lui, fragile come lui, impaurito e infreddolito come lui. Un Gesù bambino anche fluorescente, che si vede nel buio. Un bambino Gesù vicino al suo letto che lo protegge sempre. Un Dio Padre con le braccia aperte. Un angioletto con la luce. Una Madonna che abbraccia il suo bambino.
- Relazione. Come si relaziona a suo modo con gli altri, così è capace di farlo anche con Dio. Se gli si insegna a pregare, a parlare con Dio, può raccontargli le sue cose, le sue paure, le sue difficoltà, a modo suo, con le sue parole, con il suo cuore, perché Dio lo sta aspettando e lo sta ascoltando e lo sta amando. Allora può capire a che serve andare in Chiesa, a che serve stare attento, perché non si può giocare o correre.
Fanciullo 6 – 10
E’ l’età della conoscenza, quindi è pronto a conoscere Dio, anche con il suo Io e la sua ragione. È l’età del catechismo della comunione. Ma se i genitori non hanno cominciato prima, se non partecipano, se non vivono Dio, allora quello che impara sarà solo un apprendimento appiccicato, superficiale, estraneo. Sarà un apprendere perché gli è stato imposto, perché lo fanno gli altri, perché lo vogliono gli altri. Diventerà un impegno come la scuola, con l’attenzione rivolta ai compagni.
- La fede dei genitori. Conosce Dio se i genitori ci credono veramente. Dio passa attraverso i genitori. La fede si trasmette non solo con le parole o con i fatti, ma principalmente dall’inconscio all’inconscio. Gli incontri con i genitori nel catechismo potrebbero essere una occasione per riscoprire la propria fede. Con un metodo di gruppo, dove ci si confronta, ci si aiuta, ci si sostiene e si cresce insieme, dove si possono fare le domande e cercare insieme le risposte, con la guida di Gesù nel Vangelo.
- Credere insieme. È l’età dell’amicizia. L’amicizia non solo istintiva, ma anche carica di scopo, di significato, di progetto comune. Quindi amicizia che aiuta a crescere. Formare gruppi di amici, in cui si pensa, si discute, si parla, ci si confronta, su alcuni temi di tipo religioso. In cui si rivalutano i cosa, il come, il quando e il perché. In cui si impara a vivere la fede come scambio, come ricerca, come cammino insieme, come comunità.
- I talenti. È l’età della scoperta di sè. Conoscersi, nel portare fuori quello che c’è dentro. Portare fuori le capacità, le doti, i doni che Dio gli ha dato e sperimentarli.
- Disegno spontaneo. Far disegnare i bambini, facendo colorar immagine religiose che altri hanno pensato, voluto, non li aiuta. Le fa diventare passivi esecutori. Molto meglio invece fargli disegnare direttamente quello che hanno capito. Sarà il loro cuore che parla, sarà la loro mente che ricorda e organizza ed elabora. Sarà la loro anima che loda Dio in modo personale, originale, unico e irripetibile.
- Cartelloni di gruppo. Immagini da disegnare, ma anche da costruire in gruppo. Cartelloni di gruppo, fatti in parte con disegni, in parte con una collage di immagini trovate nei sussidi, nei giornali, in internet. Cartellone che rappresentano una verità fondamentale della loro fede e che, rappresentata in questo modo, può rimanere impressa per sempre.
- L’album della fede. Inventare insieme al suo gruppo album figurati per ogni argomento religioso. Dove le immagini sono disegnate in successione temporale e logica tra di loro. Dove si possa capire il collegamento e la conseguenza logica tra di loro. Immagini che raccontano la storia della salvezza. Una volta elaborati, possono essere usati per i bambini più piccoli. Così si sentono utili e importanti e protagonisti del loro catechismo e testimoni di Cristo.
- Raccontare la fede. Più disegni ( fatti da loro è meglio, oppure presi da un sussidio) che raccontano una parabola o un episodio della vita di Gesù o una verità di fede. Ritagliarli per dividere le sequenze e avere così 5 figure di una parabola. Applicare i disegni su un piccolo cartoncino, grande come una figurina. Mescolare le immagini di una parabola e rimettere in sequenza in modo ordinato. Mescolare i disegni di dieci parabole e ricomporle tutte e dieci in modo ordinato. Riconoscere la parabola partendo da una sola figura. Ricordare la figura precedente e poi quella successiva. Questo permette di assimilare in modo sicuro ed efficace la conseguenza logica dei fatti, il senso e il ricordo. Permette anche di verificare se il contenuto è stato effettivamente assimilato. Si pensi alla via crucis che è impressa in modo indelebile dalle immagini che segnano i passaggi della passione.
- Costruire la fede. Conoscere se stessi anche attraverso il creare oggetti. Plasmare con das o pongo o argilla, oggetti di tipo religioso aiuta non solo la mente ad elaborare e ad assimilare meglio, ma aiuta anche il corpo e lo spirito ad entrare in contatto profondo e diretto con il simbolo di quell’oggetto. Non importa se non sarà bello, di sicuro ha funzionato e non sarà mai dimenticato da quel bambino.
- Le foto della fede. Creare delle immagini, attraverso le foto. Fare foto del quotidiano, della vita vissuta, che esprimono o fanno pensare ai temi religiosi, ( povertà, solidarietà, umiltà, perdono, amicizia, donazione, servizio, Dio, eternità, salvezza, morte e resurrezione, eternità, infinito, regno di Dio).
- I video della fede. Fare dei video con le foto unite, con delle frasi inventate da loro. Un filmato con titoli e sottotitoli. . Presentare il video agli altri gruppi. Discutere insieme sui contenuti, pensare insieme, valutare insieme, sentire insieme, aiuta a comprendere meglio. Aiuta a vivere il contenuto e la fede. Aiuta a sentirsi protagonisti attivi della fede.
- I film della fede. I ragazzi cercano modelli di vita a cui riferirsi, per capire il mondo. Trovare e guardare insieme film sulla fede. Sulla vita di Gesù, sul Vangelo, sugli apostoli. Sui santi. Poi discuterli insieme. Capirli, pensarli, sentirli.
- Le mie preghiere. Inventare delle preghiere personalizzate da scrivere su un quaderno. Ogni pagina una preghiera. Preghiere come colloquio tra due persone. Tra il fanciullo e Dio. Come espressione del cuore verso Dio. Come apertura dell’anima a Dio. Quaderno privato, segreto. Da condividere solo su sua richiesta esplicita.
Ragazzo 11 – 17
L’adolescenza è l’età della nascita di se stessi. Di quando il proprio sé si differenzia e si stacca da quello dei genitori, per incamminarsi verso la propria strada, il proprio destino. È l’età in cui si crea e si costruisce la propria nuova vita.
La creatività è l’elemento principale che lo aiuta a crescere e a capire. Si può chiedere al ragazzo, nel catechismo per la cresima o in famiglia, di rappresentare una verità di fede o un concetto che ha appreso con :
- Un collage, originale, fatto di immagini, con la carta, cartone, plastica, legno.
- La pittura attraverso pennelli o gessetti ad olio. E’ molto indicata per esprimere la sensazione che un vissuto di fede o un evento, ha creato nell’animo.
- La scultura con il das o l’argilla. Permette anche di poter entrare in una relazione viva e vera, con il vissuto che è stato rappresentato.
- La musica. Una canzone sua, personale, ispirata dal vissuto emotivo nella relazione con Dio o da una esperienza di fede.
- Il diario della fede. Il ragazzo può scrivere tutti i giorni in un diario, quello che vive in relazione a Dio, quello che ha capito, quello che sente, quello che soffre, quello che chiede. E quello che sperimenta di Dio. Può riempirlo di disegni e di immagini simboliche.
- La poesia. Può inventare una poesia semplice, piccola, personale. Una poesia che è una invocazione, una tensione, un dialogo con Dio che diventa preghiera.
Nell’adolescenza il riferimento di base è il gruppo. La creatività espressa attraverso il gruppo, permette anche il confronto, lo scambio, la comunicazione di idee, di sentimenti, di esperienze.
Il gruppo dei ragazzi insieme e in sintonia può creare:
- Musica. Può inventare una canzone nuova e una musica nuova, che esprime le emozioni che si provano davanti a Dio e in un’esperienza di divina.
- Inno. Può inventare un inno di lode che si adatta nelle parole e nella tonalità alla delicatezza di un rapporto di amore con Dio, o a esperienze vissute.
- Danza. Può inventare una danza nuova che esprime attraverso il corpo, il conflitto del vivere, la ricerca della fede, la conquista, l’incontro con Dio e la lode a Dio.
- Foto. Può fare delle foto che simboleggiano i temi trattati o una verità di fede o un passo del vangelo o la reazione di un personaggio del Vangelo o un sentimento, o un vissuto di fede. Immagini che possono essere elaborate al computer e diventare personalizzate e significative.
- Video. Può creare dei video con le foto o le immagini con i titoli o i sottotitoli. Oppure un video preso dalla vita concreta che esprime sentimenti, ( dolore, fatica, sofferenza, povertà, umiliazione, ingiustizia, ) e la risposta secondo Gesù e il Vangelo.
- Interviste. Può fare delle registrazioni audio o video di interviste ai propri coetanei sui problemi dei giovani, su come li risolvono, su cosa pensano di Dio e come lo vivono.
- Cineforum. Può organizzare un cineforum, da proporre agli altri gruppi. Un film che rappresenta delle tematiche di vita da vedere insieme. Poi si discute insieme, si pensa insieme, si vive insieme. Ci si interroga sul chi, dove, quando, come, e perchè. Si individua il protagonista. Si vede l’argomento trattato, dal punto di vista dei diversi personaggi. Si guarda da angolazioni diverse. Si mettono a fuoco le emozioni che ha suscitato. Si vivono le emozioni che ha suscitato. Si condividono le emozioni che ha suscitato.
I gruppi insieme uniti possono inventare uno spettacolo che parla i giovani della loro età. Possono comunicare qualunque tematica o evento religioso, o esperienza mistica o di fede, rapportato al quotidiano o alla vita dei giovani. Attraverso i loro strumenti, le loro modalità.
- Contenuto originale. Possono scrivere un copione nuovo, originale. Più che cercare copioni già scritti da altri, sarebbe meglio che vengano inventati da loro. Sono più vivi e più veri. Fare la regia. Dipingere le scene. Inventare le scene e i colori con proiezioni digitali su schermi grandi. Mai pensare che non ne sono capaci. I ragazzi hanno risorse incredibili. Bisogna crederci e chiedere e insistere. Alla fine ci si troverà davanti a sorprese inaspettate, a gemme nuove, a fiori sconosciuti.
- Poesie. Possono recitare poesie antiche e nuove sull’esperienza di Dio e dei fratelli, sui valori dimenticati: umiltà, generosità, sacrificio, eroismo, donazione, martirio, servizio, castità, tenerezza.
- Racconti e recite. Possono recitare degli episodi del Vangelo rapportati alla vita moderna, immersi nella vita moderna, capaci di dare risposte alla vita moderna. Capaci di dare risposte al cuore dei giovani. Possono recitare le vite dei santi. Oppure esperienze eroiche di giovani come loro.
- Gospel. Possono inventare gospel nuovi, in italiano, che esprimono in modo nuovo tutto lo struggente desiderio di Dio e tutta la fatica e il dolore della vita e tutta la gioia per la salvezza e la resurrezione. E cantarli in coro.
- Rap da cantare e ballare. Possono inventare rap da cantare insieme e da ballare insieme, mettendo nelle parole il messaggio ai loro fratelli giovani, agli adulti, al mondo. Possono dire la loro, dandogli lo sprint, dandogli la carica, dandogli l’anima.
- Danzare insieme. Possono inventare una danza collettiva, dove i loro corpi possono esprimere le emozioni e le sensazioni provate da loro o dai santi nella fede. Le emozioni o le sensazioni di un passo della vita di Gesù, di un personaggio del Vangelo. Possono rappresentare la lode del creato verso il loro Creatore. Possono simboleggiare la lode e la gloria al loro Dio.
Lo spettacolo può essere rivolto ai loro amici giovani del quartiere o della città. Rivolto ai loro genitori per aiutarli a credere. A tutte le persone per testimoniare la loro fede e annunciare il Signore Gesù.
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Appartamento triplo
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Gli istituti di ricovero per anziani.
La casa di riposo a volte assomiglia agli istituti per minori, ai collegi di una volta. Spazi grandi, vuoti, freddi, anonimi, pubblici. È economico è conveniente per chi gestisce. Ma non per chi è gestito, per chi è ospitato. Spazi così grandi disperdono i sentimenti, disperdono l’identità, fanno perdere se stessi. Spazi pubblici obbligati, annullano l’aspetto personale, intimo, privato, familiare. Invece di aiutare l’anziano, rischiano a volte di deteriorarlo, di finirlo, di contribuire a distruggerlo insieme alla malattia. Dobbiamo mettere al centro l’anziano con i suoi bisogni. Solo allora possiamo trovare soluzioni e residenze che siano efficienti, efficaci e adeguate. Solo allora non ci sarà più tanta paura, tanta angoscia nel pensare alla casa di ricovero.
Casa famiglia.
Ecco la soluzione. Case famiglia vere. Case famiglia composte di tre appartamenti uniti comunicanti. Case famiglia in uno stesso piano di un caseggiato, così sono integrate anche con altre persone giovani. Case famiglia, come prevede la legge, che vanno dai 6 ai 12 anziani al massimo. Dove si vive come a casa propria. Con una propria stanza, ma anche una piccola sala, dove poter accogliere i propri amici, dove poter mangiare da soli o in compagnia. Dove poter giocare, ridere, scherzare con i propri amici. Dove poter stare con chi si desidera.
In pratica una casa famiglia composta di 3 appartamenti, con una cucina grande comune. Ogni appartamento è composto di due camere di una piccola sala con tv e salottino, tavolo, piccolo angolo cucina. In ogni appartamento possono stare da i 2 ai 4 ospiti. Questi vivono come una famiglia, come dei fratelli di una famiglia, con il dovere di custodire, rispettare, lavorare insieme. Ci sono poi le relazioni con gli altri ospiti degli altri due appartamenti. La cucina è unica, ma si può mangiare anche nella propria sala.
In pratica è un posto pubblico, ma anche privato. Familiare, ma anche personale. Pieno di relazioni, di compagnia, ma anche di spazi e di momenti per stare da soli. Uno spazio come la famiglia. Che faccia sentire bene, protetti, ma che dà spazio anche alla personalità, alle capacità, alle qualità, alla creatività, alla originalità. Una famiglia nuova, originale, nella quale si può ritrovare se stessi, imparare a conoscersi per la prima volta, imparare a volersi bene, imparare ad avere degli amici. Amici fratelli. Una famiglia di amici. Una famiglia di nuovi fratelli. Una famiglia di Dio.
Anziani non autonomi.
La casa famiglia può essere adatta per anziani parzialmente autonomi, ma ancor di più per quelli non-autonomi. Un ambiente familiare, ma anche sociale e sanitario. Un ambito comunitario, che si può gestire l’anziano con personale adeguato sia sanitario che assistenziale. Se si guarda il tutto nel complesso, partendo dall’organizzazione completa, con al centro di coordinamento tecnico sanitario, si può far fronte ad una assistenza completa e adeguata e ricca di personale, solo con i contributi regionali e comunali. Senza richiedere alcuna spesa in più all’anziano e alle famiglie. Assistenza ai non-autonomi a costo zero per le famiglie. Con strutture e assistenza di qualità.
Ecco la scelta, ecco la grande opportunità. Fare scelte di qualità, adeguate con il minimo costo. Anzi con un risparmio di costi. Il vero problema è l’organizzazione. È il controllo pubblico dell’organizzazione. E non lasciare solo al privato il compito dell’assistenza degli anziani. E non lasciare solo alla politica la scelta delle convenzioni. La vera occasione è creare una organizzazione strutturata con al centro del personale tecnico pubblico (Centro di coordinamento) e come controllo un comitato di base istituito da rappresentanti degli anziani, delle famiglie e del personale sanitario, delle associazioni consumatori, del volontariato, della società civile. ( Vedi Tabella. Clicca su: Rete Servizi anziani)
Questo tipo di organizzazione contribuisce a contenere i costi, a non far lievitare i costi, a controllare i costi, anzi, a risparmiare sui costi Ma contribuisce soprattutto a rendere umana, accogliente, confortevole, l’assistenza agli anziani, la parte più debole e più indifesa della società. Contribuisce a dare smalto, onore, gloria e valore a una società che sa prendersi cura della propria storia, che rispetta le proprie radici.
Un’organizzazione ben consolidata, funzionale, efficace, coordinata già a livello regionale e anche a livello di ambito territoriale, può fare questa scelta, questo miracolo. Il risparmio notevole a favore dell’anziano delle famiglie è indispensabile nel momento di crisi, è doveroso nel momento di crisi, è obbligatorio nelle situazioni di crisi.
Bisogna fare come per la rete idrica. Inutile continuare ad aumentare il flusso di acqua, se ci sono continue perdite della rete idrica. Bisogna prima andare a riparare i buchi, le perdite specifiche, eliminare le condotti inutili e aggiungerle dove sono necessarie. Per fare questo è necessario che il pubblico prenda in mano tutta la rete, tutta la gestione assistenziale. In modo controllato da subito, dalla partenza, dalla fonte, fino all’ultima erogazione, all’ultimo rubinetto di acqua. Dallo stato, dalla regione, fino alla residenza dell’anziano. ( Vedi tabella. Rete Servizi anziani )
Ormai l’assistenza degli anziani è diventata un affare, un business, una fonte di reddito per società e privati. Succede come per le grandi imprese, la maggior parte dei profitti va ai dirigenti, agli amministratori, a chi ha improntato e vuole guadagnare. L’assistenza degli anziani è diventata una fonte di guadagno altissima, per i contributi regionali e istituzionali che sono coinvolti e che devono garantire cifre molto alte. Si deve sapere che per un anziano non autonomo le regioni pagano dai 50 euro ai 63 euro per ogni anziano e per ogni giorno e solo per le spese sanitarie, a cui si devono aggiungere i contributi comunali, per le spese sociali e le spese alberghiere. Si può capire che piatto ricco sia l’assistenza. Se poi questi anziani, per cui le istituzioni garantiscono dai 90 euro ai 113 euro al giorno per ogni anziano, si mettono tutti insieme in strutture grandi, dove vengono ospitati dai 60 ai 100 anziani, si può immaginare che guadagno rilevante c’è.
Se poi si va in questi posti si rimane stupiti. Con tutti quei soldi si dovrebbe trovare tanta assistenza, tanto personale, tanta attenzione per i bisogni specifici. Invece spesso si trovano anziani soli, con un campanello a disposizione. Anziani che devono sempre chiedere, aspettare, per vedere, per parlare, per essere aiutati. Anziani senza dignità, senza valore, senza onore . L’abbandono è la peggiore delle morti. Spesso sono già morti dentro, morti nel cuore, prima di morire anche nel corpo.
Recuperare la dignità degli anziani, dei nostri genitori, dei nostri nonni, significa recuperare la dignità delle nostre radici, delle nostre identità. È questo che abbiamo perso. È questa la nuova nostra povertà. Siamo più poveri noi, di loro.
Ecco un esempio pratico: una ipotesi di casa famiglia a tre appartamenti, per anziani non autonomi. (Vedi Tabella. Clicca su: Tabella n° 5 Appart. triplo )
Centro di Coordinamento Tecnico .
Associazione Onlus non profit. Gestita dalla Regione e convenzionata con i Comuni. 2 medici e 2 psicologi
CASA FAMIGLIA – 3 APPARTAMENTI – ANZIANO NON-AUTONOMO Per 6 anziani.
3 Appartamenti autonomi ( con 1 cucina) In comunicazione tra di loro o vicini + 1 Infermiera, 2 Assistenti domiciliari, 1 badante in comune . Gli appartamenti dovrebbero essere confinanti o sullo stesso piano di un condominio. Per un accesso possibile con le carrozzine. Edificio a norma.
Costi mensili: 2.100 euro ad anziano (= minimo costo casa di riposo 67 euro x 30 g.) x 6 = 18.900 euro Uscite: 4 assistenti domiciliari, 1 badante a tempo pieno, 2 cuoche, = 9.800 – 1.900 per infermiera = 11.700 -. Rimangono 7.200 euro. – 3.500 euro mensili per il vitto = Rimangono 3.700 euro mensili. Per prestazioni medico, fisioterapista , medicine, materiale sanitario.
Vantaggi. Personale sempre a disposizione. 8 persone a tempo pieno a disposizione vera ed effettiva solo di 9 pazienti. Compagnia continua. Possibilità di cucinare in modo personalizzato. Garanzia di pulizia e di profumo. Dignità della persona. Spazi più personali intimità garantita. Possibilità di vita comune solo se gradita e cercata.
Costi: Da ASL impegnativa di residenzialità = (da 40 a 66 euro /die al giorno x 30 g. = ) da 1200 a 1980 euro mensili a paziente. Dal Comune Restanti 1.000 euro a paziente , per i redditi minimi, per pagare il resto della retta 600 euro e i costi dell’affitto e delle utenze ( 3 appartamenti + utenze + costi gestione = 2.400 euro : 6 = 400 euro a persona), se non sono erogati dal Comune.
Se invece il Comune assicura la struttura adeguata in 4 mini appartamenti e le spese di gestione e utenze, allora costi del Comune :600 euro al mese a persona per i redditi minimi, solo per le spese alberghiere. (Vedi tabella. Clicca su: Tabella n° 5 Appart. triplo)
Centro di Coordinamento Tecnico . Associazione Onlus non profit.
Gestita dalla Regione e convenzionata con i Comuni. 2 medici e 2 psicologi
CASA FAMIGLIA – ANZIANO NON-AUTONOMO – 3 APPARTAMENTI Per 12 anziani
-3 Appartamenti mini autonomi per 4 anziani ciascuno. ( In ognuno: 4 camere, 1 bagno e 1 salottino ) . Una cucina comune. In comunicazione tra di loro o vicini. Gli appartamenti dovrebbero essere confinanti o sullo stesso piano di un condominio. Per un accesso possibile con le carrozzine. Personale in comune: 2 Infermiere, 6 Assistenti domiciliari 1 medico, 1 fisioterapista. 10 operatori per 12 anziani.
Costi mensili: 2.100 euro ad anziano (= minimo costo casa di riposo 57 euro x 30 g.) x 12 = 25.200 euro Uscite: 5 assistenti domiciliari ( 8.500) – 2 Infermiere = ( 3.800 euro) – 2 badante, – 2 cuoche. Rimangono 9.743 euro mensili. – 4.000 euro per il vitto = 5.743 euro mensili
Rimangono 5.743 euro mensili per medico, fisioterapista, trasporto, medicine, materiale sanitario.
Vantaggi. Personale sempre a disposizione. Personale che può aiutarsi tra di loro. 4 persone a tempo pieno a disposizione vera ed effettiva solo di sei pazienti. Compagnia continua. Possibilità di cucinare in modo personalizzato. Garanzia di pulizia e di profumo. Dignità della persona. Spazi più personali intimità garantita. Possibilità di vita comune solo se gradita e cercata.
Costi: Da ASL impegnativa di residenzialità = (da 40 a 66 euro /die al giorno x 30 g. = ) da 1200 a 1980 euro mensili a paziente. Dal Comune Restanti 800 euro a paziente , per i redditi minimi, per pagare il resto della retta 600 euro delle spese alberghiere e i costi dell’affitto e delle utenze ( 3 appartamenti + utenze + spese gestione = 2.400 euro : 12 = 200 euro a persona), se non sono erogati dal Comune.
Se invece il Comune assicura la struttura adeguata in 3 appartamenti e le spese di gestione e utenze, allora costi del Comune sono: 400 euro al mese a persona per i redditi minimi solo per le spese alberghiere. (Vedi tabella. Tabella n° 5 Appart. triplo)
Dr.ssa Maria Grazia Vallorani
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