L’apprendimento

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 L’apprendimento

Apprendere viene dal latino : ad- prehendere che significa prendere presso di sé, far proprio, includere. L’apprendimento è quindi una modalità attraverso cui un dato esterno alla coscienza, viene raccolto, preso dentro e fatto proprio.

L’apprendimento avviene in quattro fasi:

  • la percezione
  • l’elaborazione
  • l’assimilazione
  • l’ espressione

 

La percezione.

 Viene dal latino “percipere”  che significa cogliere, impossessarsi  e che a sua volta viene da: per – capere  = prendere attraverso.   La percezione è un prendere coscienza di un oggetto attraverso i sensi.

Gli organi sensoriali permettono di entrare in relazione con l’oggetto e di percepire, cogliere e portare dentro di sé aspetti e caratteristiche specifiche che lo contraddistinguono.

La vista permette di coglierne il colore, la forma, la grandezza, la profondità e il contesto in cui si trova. L’udito permette di cogliere il suono, il ritmo, le vibrazioni. l’olfatto percepisce gli odori e i profumi. Il tatto permette di sentire la consistenza e la struttura della materia di cui è fatto con le sue caratteristiche di liscio, ruvido, secco, umido, molle, caldo, freddo, tagliente. Il gusto permette di avvertire il dolce, il salato, l’amaro, l’acre, il piccante.  È importante considerare che la conoscenza parte sempre dal corpo. Il corpo è la porta, lo strumento indispensabile che può attivare un’esperienza totale completa.  Se l’esperienza parte dal corpo si attivano  i recettori neurologici  preposti e correlati tra di loro e le funzioni ideative entrano in stretta correlazione anche con quelle emotive in una unità naturale, indispensabile per la conoscenza vera di quell’esperienza.

 Una volta che un dato oggetto è stato percepito, sarà presente alla coscienza in modo specifico, ma non è stato ancora compreso, è stato solo colto. Per comprenderlo  è necessario pesarlo, valutarlo, confrontarlo e farlo entrare nel contesto delle idee già  acquisite.

Secondo Piaget l’apprendimento  è caratterizzato da due processi: l’assimilazione e l’accomodamento. C’è all’inizio una condizione di equilibrio dove il sistema delle idee è organizzato e adattato.   Assimilazione. Quando arriva un nuovo dato (percezione o azione)  affinché questo rientri nel vecchio ordine e trovi il suo posto, è necessario che il sistema si spezzi, si apra per farlo entrare.   Il sistema va quindi in crisi  (da crino-crinis = rompere)  e si forma un disequilibrio = perdita dell’equilibrio iniziale.  Con la rottura il nuovo dato può entrare nella parte che si apre e viene quindi incorporato e quindi assimilato. 

L’accomodamento. Una volta inserito il sistema si adatta e si accomoda al nuovo dato e si riordina in un nuovo equilibrio. E avvenuto un ulteriore adattamento cognitivo all’ambiente e quindi uno sviluppo. (Vedi Tabella. Clicca sopra a : Tabella 1 ) 

 

 

L’elaborazione.

Comprensione viene dal latino cum – prehendo e significa prendo insieme, in unione con. Per comprendere una cosa non basta sapere come è fatta, ma è necessario che sia messa insieme alle altre, che sia in relazione con loro. E’ necessario quindi che il nuovo dato, che nella fase della percezione si trova da solo di fronte alle idee già presenti nella mente, trovi ora il suo posto vicino a loro e in mezzo a loro.

Per trovare il posto, la mente in modo naturale fa delle operazioni mentali, si mette a lavorare e comincia ad elaborare. Elaborazione viene dal latino: “elaborare” = applicarsi, affaticarsi con cura, ingegnarsi, sforzarsi e anche acquistare con fatica, ricercare.  Significa che ora comincia un lavoro importante di collegamento logico con tutti i dati già conosciuti.     (Le operazioni mentali vd. articolo successivo).

 

 

            L’Assimilazione

Dopo aver collegato le caratteristiche dell’oggetto con tutti gli altri oggetti,  e aver quindi trovato i percorsi che lo collegano agli altri oggetti, la persona può individuare il posto dove collocarlo e dove gli rimane più facile ritrovarlo.

In pratica è come se il cervello tracciasse tutte le strade che si potrebbero fare per andare da un posto un altro e poi scegliesse quella che gli è più gradita. L’assimilazione è infatti il mettere in un posto specifico il nuovo dato servendosi dei collegamenti individuati e della strada preferita. L’assimilazione è la base della vera memoria, cioè della capacità di tenere dentro di sé e di ricordare, cioè di ritrovare quello che non è più presente alla coscienza.

Per ricordare un dato nuovo o una parola ognuno ha una sua particolare strategia, una strada che riesce più facilmente a percorrere in relazione alle sue tendenze e qualità. Chi è portato per la matematica lo associa ad una operazione numerica, altri a un concetto più vicino emotivamente, altri lo scompongono e ne associano le parti. Per esempio il tavolo può essere inserito tra gli oggetti della cucina o tra quelli di legno o tra quelli con quattro gambe. il numero  992354 può essere ricostruito ricordando che primi due sono l’ultimo numero a una cifra,  poi che gli altri sono in successione dopo l’uno e gli ultimi due sono invertiti. I nomi delle corde della chitarra  ( mi, si, sol, re, la , mi) si possono ricordare con la frase: “Mi si sorella mia!” E così via.

L’assimilazione quindi permette di ritrovare e di ricostruire quello che si è dimenticato, quello che è nascosto alla coscienza. In questo modo la mente si sente attiva,  protagonista e creativa nella funzione del pensiero e non rimane ancorata alla semplice ripetizione del dato. Ripetere in modo preciso e automatico un dato concetto è un moto meccanico che non ha a che fare con la comprensione vera.

L’assimilazione mette in luce quindi predisposizioni personali, tendenze creative e in particolare attiva l’intelligenza. L’intelligenza è quella capacità che trova la soluzione a un problema. Davanti a un dato da fissare, da sistemare, l’intelligenza trova la soluzione più adatta per quella persona, in quella situazione e in quel momento.

Quando il nuovo dato è entrato nel contesto delle idee e si correla a diversi sottosistemi (cassetti) non appartiene a nessuno di questi in modo totale, ma a più di loro; è come distribuito in più parti del cervello e lo si può ritrovare in più aspetti diversi tra di loro. Ad esempio il concetto di madre non fa parte solo della categoria della famiglia, ma può avere a che fare anche con il concetto dell’accoglimento, dell’amore, del nutrimento, del cibo, del generare, della natura, del calore, di un contenitore; ognuno di questi dati si associa alla madre e la può ricordare o la riporta alla mente senza che sia stato ricercato il concetto di madre.

Pensiamo al cervello come a una stanza e alle sue parti come a tanti armadi distinti e a loro volta costituiti da tanti cassetti e in ogni cassetto ulteriori ripartizioni. Ogni singola parte di questa stanza è in relazione con tutte le altre e con alcune in una relazione più specifica dovuta alla predisposizione ereditaria. Quando si pensa un dato parte un circuito che si muove tra i cassetti e tra gli armadi e, spostandosi dall’uno all’altro, determina dei percorsi che diventano sempre più chiari e più ricchi di dati. In questo modo il pensiero e l’intelligenza si attivano e cominciano a funzionare in modo agile e veloce e in modo autonomo e creativo.  ( Vedi tabella. Cliccare sopra:  Tabella 2).

 

  L’espressione.

A questo punto il concetto nuovo che è stato portato all’interno e quindi appreso, può essere riportato all’esterno. Espressione viene dal latino : “ex-premere” che significa  premere  da dentro verso fuori (= ex), e anche spremere, cavar fuori. È quello che gli insegnanti chiedono ai bambini quando devono valutare quello che è stato appreso.

Se il concetto è stato capito e cioè lavorato, affinato e assimilato, allora può facilmente essere espresso nelle forme e nei percorsi individuati dal soggetto. Si può quindi descriverlo a voce, disegnarlo, rappresentarlo in molti modi e si può anche discuterne perché è stato anche valutato e soppesato in relazione alle altre idee.

Ma se il concetto non è entrato ed è rimasto in superficie e se se ne ricordano solo aspetti impostati in modo meccanico, allora verrà riprodotto nella stessa forma: in modo superficiale, frammentato e devitalizzato. Il pensiero potrà avvalersi solo di pezzi di realtà, di parti non integrate, non riunite tra di loro e si disorienterà tra tanti concetti che si sommeranno l’uno sull’altro in modo uniforme.

In questo modo il pensiero perde una delle sue caratteristiche più importanti che è la funzione attiva e autonoma della coscienza che fa sentire la persona protagonista della realtà esterna ed interna. Un pensiero passivo, rigido, amorfo determina una perdita di energia vitale, una perdita della dignità della persona e in particolare una perdita della propria libertà.

 

 

 

 

 

Dr.ssa Maria Grazia Vallorani                                                                                 

© 2011 – Tutti i diritti riservati. Il presente testo è liberamente riproducibile per uso personale con l’obbligo di citarne la fonte ed il divieto di modificarlo, anche parzialmente, per qualsiasi motivo. E’ vietato utilizzare il testo per fini lucrativi. Per qualsiasi altro uso è necessaria l’espressa autorizzazione dell’autore. Pubblicato nel Marzo 2011, online da Gennaio 2013. Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge


Sviluppo cognitivo.

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Il pensiero nell’età evolutiva. Sviluppo cognitivo.

Per sviluppo cognitivo si intende lo sviluppo delle attività intellettive. Jean Piaget (1896-1980) ha suddiviso lo  suo sviluppo cognitivo del bambino in cinque livelli o periodi o fasi. Ogni periodo è caratterizzato da modalità specifiche e ben definite dell’apprendimento.

Fase senso-motoria.  Da  0  a  2  anni.

Rappresenta la forma più elementare di intelligenza. I riflessi, all’inizio meccanici, vengono gradatamente coordinati e modificati.

E’ suddivisa in sei stadi:

  1. Riflessi innati. Dalla nascita al primo mese. Modalità reattive innate: pianto, suzione, vocalizzo che il bambino utilizza per comunicare col mondo esterno. L’esercizio frequente di questi riflessi in risposta agli stimoli del suo organismo o dell’ambiente, porta all’instaurarsi di abitudini. Ad esempio il neonato dopo i primi giorni di vita trova il capezzolo molto più rapidamente, succhiando il dito lo differenzia dal capezzolo o dal ciuccio e smette di succhiare il dito se gli viene dato il cibo.
  2. Reazioni circolari primarie. Dal secondo al quarto mese. Per reazione circolare si intende la ripetizione di un’azione prodotta inizialmente per caso, che il bambino insegue per ritrovarne gli interessanti effetti. Esempio succhiare il dito. Grazie alla ripetizione, l’azione originaria si consolida e diventa uno schema che il bambino è capace di eseguire con facilità anche in altre circostanze. ma non è ancora capace di distinguere tra sé e qualcosa di fuori di sé.
  3. Reazioni circolari secondarie. Dal quarto mese all’ottavo mese. Qui il bambino dirige la sua attenzione al mondo esterno oltre che al proprio corpo. Ora cerca di afferrare, tirare, scuotere, muovere gli oggetti che stimolano la sua mano per vedere che rapporto c’è tra queste azioni e i risultati sull’ambiente. Esempio scopre il cordone della campanella attaccata alla culla e la tira per sentire suono. Non sa ancora perché le sue azioni provocano quegli effetti, ma capisce che sono efficaci.
  4. Le reazioni circolari differite. Dagli otto ai 12 mesi. l bambino comincia a coordinare in una sequenza due schemi d’azione. Esempio tira via un cuscino per prendere un giocattolo che sta sotto, utilizza cioè mezzi per il conseguimento di uno scopo. Si manifesta l’intenzionalità anche nella comunicazione con gli adulti. Esempio punta il dito per indicare qualcosa. Scopre schemi di azione come lo scuotere, spostare, dondolare gli oggetti.
  5.  Le reazioni circolari terziarie. Dai 12 ai 18 mesi. Scopre modalità diverse per ottenere gli effetti desiderati. Inizia il  ragionamento. Ora può interrompere un’azione e riprenderla dove era stata interrotta. Scopre la soluzione dei suoi problemi per prove ed errori.  Riesce a modificare gli schemi che già possiede. Esempio dopo aver tentato invano di aprire una scatola, si ferma e poi riesce ad aprirla.
  6. Comparsa della funzione simbolica. Dai 18 mesi in poi. Il bambino riesce ad immaginare gli effetti di azioni che sta per compiere, senza metterle in pratica concretamente. Usa le parole non solo per accompagnare le azioni, ma anche per descrivere cose non presenti o raccontare quello che ha visto tempo prima. Riconosce oggetti anche se ne vede solo una parte. Comprende che gli oggetti permangono ed esistono anche se lui non li vede. Sa distinguere i vari modelli di azione e sa imitare anche quelli che per lui hanno un’importanza di tipo affettivo e sono quindi entrati in una relazione  significativa. Esempio i giochi simbolici che implicano “ far finta di fare qualcosa” o “giocare a un ruolo”. 

 

Fase  preoperatoria.   Dai 2 ai 7 anni.

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  • Fase pre-concettuale..  Dai 2 ai  4  anni.

L’atteggiamento del bambino è ancora di tipo egocentrico in quanto non conosce alternative alla realtà che sperimenta personalmente. Questa visione unilaterale delle cose lo porta credere che tutti la pensino come lui e che capiscano i suoi desideri-pensieri senza che sia necessario fare sforzi per farsi capire. Il linguaggio diventa molto importante perché impara ad associare parole ad oggetti o azioni. Il gioco è l’elemento principale, ripete in forma di gioco le azioni reali che sperimenta. Imita tutte le persone che gli sono vicine, le idealizza. Non è in grado ancora di distinguere un oggetto dalla categoria a cui appartiene, ad esempio se vede in una passeggiata diverse lumache, non riesce ancora comprendere che sono animali diversi della stessa specie, ma pensa che si tratti sempre dello stesso animale standard. Gli aspetti qualitativi e quantitativi di un oggetto riesce a percepirli solo in modo separato e non contemporaneamente. Non è neppure capace di relazionare i concetti di tempo, spazio, causa. Il suo ragionamento non è né deduttivo (dal generale al particolare), né induttivo (dal particolare al generale), ma analogico (dal particolare al particolare).

  • Fase del pensiero intuitivo. Da 4 a 7 anni. 

Aumenta la partecipazione e la socializzazione nella vita di ogni giorno in maniera creativa, autonoma, adeguata alle diverse circostanze. Entrando nella scuola materna sperimenta l’esistenza di altre autorità diverse dei genitori e questo lo obbliga a rivedere le conoscenza  acquisite nelle fasi precedenti. Tutta la sua capacità di riprodurre mentalmente un avvenimento o un’azione avviene nell’unica direzione in cui l’avvenimento si è verificato. Non è capace di reversibilità. La socializzazione caratterizzata dall’uso dei simboli, tocca profondamente la vita affettiva. Piaget afferma in modo deciso che l’affettività e la comprensione sono inscindibili e che ambedue sono sempre presenti sia nei processi di apprendimento che nella vita di relazione.  

 

Fase delle operazioni concrete.   Da 7  a 11 anni.

Per operazioni intellettuali concrete Piaget intende tutte quelle operazioni mentali che vengono eseguite su contenuti concreti e percettibili, in pratica non astratti. Durante questo stadio si sviluppa un pensiero operatorio, cioè un pensiero capace di compiere delle operazioni mentali di una certa complessità. Ora può compiere tutta una serie di operazioni logiche, anche se concrete, quali sommare, sottrarre, dividere, classificare, seriare, uguagliare, mettere in corrispondenza. La conquista del pensiero reversibile permette di comprendere il principio di conservazione della materia durante una trasformazione fisica, il principio di conservazione del peso e il principio della conservazione del volume. Per esempio ora riesce a capire che la quantità di liquido dentro un contenitore alto e stretto, che viene successivamente versato in un contenitore basso il largo, è la stessa. Di fronte a dei quadrati di cartoncino, si rende conto che occupano la stessa superficie sia che siano tutti vicini, sia che siano sparsi.

La capacità di compiere operazioni mentali permette al bambino di uscire dal proprio egocentrismo, per prendere in considerazione punti di vista diversi dal proprio. Scopre i vantaggi di una integrazione dei diversi punti di vista e si sviluppa un sentimento di cooperazione sociale, l’amicizia il reciproco rispetto, l’etica e il senso di giustizia.  

 

Fase delle operazioni astratte o formali.  Dagli 11 ai 16 anni.

Per operazioni intellettuali formali Piaget intende operazioni mentali eseguite su contenuti astratti o formali, cioè non immediatamente percepibili. Il carattere essenziale del pensiero in questa fase è quello di staccarsi dal contenuto concreto per mettere un dato attuale in un insieme più vasto, quello virtuale. Di fronte ai problemi da risolvere l’adolescente usa il dato reale per formulare delle ipotesi, tiene conto cioè del possibile e non più, come faceva prima, solo del reale constatato al momento. Si destreggia con le proposizioni ipotetiche = considerate solo come probabili. Utilizza un sistema interamente reversibile, operativo e cioè concetti logici che derivano da altri concetti logici, e ne deduce delle verità sempre più generali. Si formano quindi delle strutture logiche che non sono vere nozioni, ma degli operatori formali o astratti che vengono ricavati da strutture logiche preesistenti:

  • “il principio di proporzionalità” che è una relazione tra relazioni
  • le operazioni combinatorie” cioè la capacità di ricavare tutte le combinazioni possibili
  •  “la relatività dei movimenti e delle velocità
  •  “la nozione di probabilità
  •  “la nozione di correlazione”
  •  “La compensazione moltiplicativa”, intuisce che l’aumento del peso può essere compensato da una diminuzione dell’altezza.
  •  “Forma di conservazione che oltrepassa l’esperienza” ossia forme di conservazione non verificabili in quanto non sperimentabili come      avviene nel caso del principio di inerzia. Queste operazioni sono puramente mentali in quanto si arriva al principio escludendo mentalmente alcune variabili.

Il pensiero formale è caratterizzato anche dalla capacità di separare, ossia di considerare in modo disgiunto e staccato diverse variabili di un sistema. Comprendendo ora che parecchi fattori intervengono in un fenomeno, l’adolescente sa combinarli, integrandoli in un sistema che considera tutte le possibilità. Ma, secondo Piaget, il giovane non è ancora capace di considerare tutte le contraddizioni della vita umana, personale e sociale e per questo il suo programma di vita è spesso utopistico e ingenuo e il confronto dei suoi ideali con la realtà è causa di grandi conflitti

 

Fase del pensiero teorico-scientifico.  dai 16 anni in poi.

Pensiero tipico della personalità matura.

 

 

 

 

 

 

     Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

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