Pensiero come numero.

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Pensiero come numero.

Esiste un legame profondo tra il pensiero e il numero. La parola pensiero viene dal latino “ pensare” che significa pesare con cura, ponderare, esaminare, considerare. Quindi il pensiero ha a che fare con il valutare, lo stimare un peso, una consistenza di qualcosa. Il peso è in relazione ad un parametro quantitativo e numerico e permette di stabilire delle relazioni tra le cose. La quantità a sua volta è correlata ai numeri.

Attraverso il numero quindi c’è la possibilità di definire la realtà in modo preciso, stabile e organico.   Nella cultura cinese il numero non è solo quantità ma è reputato qualità,  e quando numero e un ordine si manifestano in modo imprevisto, portano con sé l’indicazione di un senso. 

 Nel linguaggio comune si usano spesso termini matematici per esprimere concetti o valutazioni. “Fare i conti, tirare le somme, annoverare, contare poco, tanto o nulla, contare su qualcuno, mettere in conto, avere i numeri, due più due fa quattro. E ancora: ponderare, mettere sulla bilancia, dare il giusto peso, valutare il peso di qualcuno, avere un peso, dare poco tanto peso, peso morto, essere di peso, dare un peso eccessivo a quello che dicono gli altri, peso delle parole, giudizio pesante. E ancora: essere divisi, moltiplicarsi, alla potenza, al cubo, denominatore comune, frazione. Anche la parola racconto viene dal latino: ra-conto e significa contare di nuovo.

 Quando si organizza un pensiero ci si rifà spesso ai numeri naturali: dall’1 al 10. Si separa il discorso in parti che vengono ordinate in modo numerico: primo, secondo, terzo…e  mentre si espongono, la persona ha la necessità di fare riferimento anche alle dita della mano, come se il numero naturale ha un’attrazione talmente forte da richiamare in modo automatico anche il corpo. In questo modo le parti del concetto vengono sottolineate in modo più marcato e diventano più incisive e più chiare nella mente di chi  espone e di chi  ascolta.

 

 Per educare al pensiero quindi è importante educare a mettere in una relazione numerica le cose, le immagini o i concetti e a dargli un ordine.

Riguardo alle cose o alle immagini si può individuare il prima e il dopo di un fatto concreto o disegnato. Si possono disegnare  in successione dall’alto verso il basso, quattro o cinque figure di un avvenimento accaduto o che il bambino ha vissuto.

Esempio:

  1.     Un bambino sale sulla bicicletta con la madre che raccomanda di fare attenzione
  2.     Il bambino solleva la parte anteriore in modo eccessivo
  3.     Il bambino cade
  4.     La mamma lo cura
  5.     Ritorna sulla bicicletta e sta attento.

Le immagini senza il numero di riferimento, si possono incollare su delle carte da gioco e una volta che sono state mescolate, il bambino deve ricomporle nel giusto ordine dall’alto in basso. Si può quindi arrivare a un mazzo di 40 carte, in cui si trovano otto racconti composti ognuno di cinque scene che vengono mescolati tra di loro e il bambino deve ritrovare l’ordine di ciascuno. Questo è un esercizio particolarmente adatto per l’apprendimento della storia e dei riassunti in bambini dislessici in quanto imposta un metodo visivo a cui riferirsi.

 

 Lo stesso procedimento si può fare con un racconto (riassunto o storia) che viene diviso in    tante frasi. Prima si divide il racconto in cinque frasi molto semplici e chiare, ad esempio:

  1.       Cristoforo colombo va dalla regina di Spagna per chiedere le navi.
  2.       Parte con tre caravelle per attraversare l’oceano e arrivare alle Indie.
  3.       Dopo tanti mesi di navigazione,  c’è la disperazione, la fame e la ribellione dell’equipaggio.
  4.       Viene avvistata la terra e sbarcano e scoprono una terra nuova e gente nuova.
  5.       Cristoforo colombo ritorna in Spagna portando alla regina i doni della nuova terra.

Le frasi all’inizio devono essere presentate con un numero vicino e dall’alto in basso. Poi si leva il numero e ognuna viene incollata all’interno di una carta da gioco. Il bambino deve ritrovare l’ordine delle frasi che corrisponde all’ordine logico e consequenziale, e ricomporre il racconto. Si può arrivare ad un mazzo completo di 40 carte con 40 frasi di otto racconti diversi.

 

 Un altro gioco che genitori possono fare con i figli è di ordinare le cose o le immagini o le parole o i concetti secondo un ordine di importanza, formando delle graduatorie. Il criterio dell’ordine può essere di:

  • tipo personale (cosa è più importante per me)
  • di tipo sociale (cosa è più importante per la mia famiglia o per i miei amici)
  • di tipo oggettivo ( per l’umanità)
  • funzionale (per fare un viaggio, per studiare, per fare un certo lavoro, per giocare, per mangiare, per dormire.

Si presentano 10  oggetti o disegni o parole o concetti e il bambino o il ragazzo deve metterli in  fila, dall’alto al basso, contrassegnando ogni elemento con un numero dall’uno al 10. Esempio tra il -sole, albero, tv, cioccolata, fuoco, penna, amore, aiuto, soldi, macchina-  il bambino deve fare una graduatoria di importanza  per lui, un’altra per i suoi amici, un’altra per il mondo. Le graduatorie permettono così di confrontare e di comprendere come gli ordini cambiano cambiando di prospettiva, secondo i nuovi parametri. Una cosa che per me potrebbe contare poco: -acqua-, per il mondo o per un popolo africano può contare tantissimo e quindi stare al primo posto.

 

In questo modo il bambino comincia a pensare anche al senso che quella cosa ha o può avere in un altro contesto diverso dal suo. Un senso che passa e si manifesta attraverso un simbolo. Le immagini con cui si gioca possono diventare significanti e acquistare un valore molto più importante dell’aspetto cognitivo o logico. Quando infatti il pensiero si sposa con qualcosa che emerge dal profondo della psiche, dal Sé, diventa completo, stabile e solido, ma diventa anche efficace e creativo.

 

 

 

 

 

 Dr.ssa  Maria Grazia Vallorani 

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